giovedì 1 ottobre 2015

THURSDAY... OF WORDS. "Due Amici nel Terzo Reich" di Vidhya Meoni

Eccomi qua, Buon pomeriggio a tutti Inks! Come promesso iniziamo subito la nostra rubrica settimanale dello spazio dedicato a voi tutti e alle vostre opere. Non importa che siano libri o fanfiction, poesie o lettere. Vi ricordo che sono decisioni personali, liberi di farvi mettere il vostro nome o in anonimo. 

Intanto per rompere il ghiaccio, posto io uno dei miei testi preferiti, interamente prodotto dalla mia mente. Non sono così egocentrica ma visto siamo solo agli esordi. Potete commentare qua sotto!



Due Amici nel Terzo Reich

Era il 1937 e Adrian e Dimitri, due amici inseparabili che vivevano a Berlino avevano da poco iniziato il loro secondo anno di scuola superiore, la “Scuola Dei Ragazzi Grandi” come la definiva Sonya, la sorella di Dimitri, poco più piccola di lui. Il rapporto che si era venuto a costruire tra i due ragazzi con il tempo era talmente forte che faceva persino invidia ai compagni, nonostante tutto.
Nonostante tutto perché, Adrian era un ragazzo tedesco, occhi blu, capelli biondo e muscoli scolpiti, insomma il ragazzo che tutti volevano. Invece Dimitri era molto più smilzo, occhi neri e capelli lunghi. A primo impatto appariva come denutrito anche se chi li conosceva la sapeva lunga. Inoltre la famiglia di Dimitri era di origine polacca, infatti si erano trasferiti in Germania quando lo stesso aveva poco più di quattro anni. Inoltre il padre di Dimitri aveva lontane origine ebraiche, ma questo non costituiva un problema. Fino a che il Partito Nazionalsocialista con a capo il fanatico Adolf Hitler non salì al potere. Le preoccupazioni maggiori dei due ragazzi erano quelle di giocare alla guerra simulata o le ragazze, non avevano certo altri pensieri. Finché un giorno Dimitri non arrivò con un pezza al braccio con un disegno che rappresentava una strana stella. Adrian non ebbe il coraggio di chiedere all'amico perché pure lui la indossasse come altre persone che incontrava per strada. Anzi no, queste persone dovevano restare lontane da gente come i tedeschi, come lui. Dimitri non disse niente tranne che era obbligato a indossarla e non fare polemiche. Nel giro di qualche anno la situazione degenerò. Adrian e Dimitri di vedevano sempre meno, il povero polacco era segregato nel Ghetto della caotica Berlino, lui insieme alla famiglia, per ordini del Führer. Ma la loro amicizia superava anche le difficili barriere create dalle SS, per interrompere la comunicazioni tra i due “popoli”. Era il 27 Dicembre 1939 e Adrian aspettava Dimitri al lato ovest del muro, come sempre, come era da molto tempo. Faceva freddo, l'aria era pungente e stava congelando il viso del ragazzo, ma non importava, Adrian doveva dirgli che ce l'aveva fatta, finalmente era riuscito a chiedere di uscire a Michelle di uscire. Le ore passavano e Adrian era fiducioso, Dimitri non l'avrebbe mai abbandonato. Benché sia stato difficile sgattaiolare di nascosto per non farsi vedere perché erano partiti quasi tutti sul treno Dimitri era in gamba e non si sarebbe fatto scoprire.Non sapeva però che pure il suo amico in quel momento fosse su quel treno, su quell'orribile treno.La destinazione era ignota. Le voci non erano positive ma Dimitri era fiducioso. La piccola Sonya stava dormendo e incapace di prendere sonno Dimitri pensava a cosa fosse successo ad Adrian e Michelle; al pensiero gli scappò un risata. E quella sarebbe stata l'ultima.Dopo infiniti giorni, settimane, mesi, Dimitri stava spaccando pietre nel fondo di una collina, in una giornata assai fredda. I suoi zoccoli erano come macigni ai piedi mentre le mani non erano più collegate alla forza di volontà. Tutto era così assurdo, fin da quando aveva indossato quella stella, la Stella Di Davide, la sua rovina fino a lì. Un posto chiamato Mauthausen, che poneva fine ai viaggi di molti. Chi entrava lì, non era mai uscito. Dimitri non si soffermò troppo su questo pensiero. Non poteva ripensare a tutto quello che aveva visto e sentito e annusato. Suo padre che lo stringeva per l'ultima volta, quella notte che arrivarono lì e gli diceva di essere coraggioso e di credere nella libertà, il doloroso ricordo quando gli avevano strappato a forza la piccola Sonya che dormiva e insieme alla madre non le aveva più rivisti. Ora era solo, solo in quel genocidio di innocenti. Non sapeva perché fosse ancora sopravvissuto, dopo tre, quattro anni? Quattro anni tutti uguali, quattro anni in cui sentiva quell'odore terribile provenire dalle ciminiere a mezzogiorno e quello di gas ogni martedì. Quattro anni di liquido che finiva sempre troppo presto, e miseria! Quattro anni di doccia fredda. Un giorno gli era toccato a lui essere bagnato da un SS nel cortile e essere legato al cordone. Aveva dovuto imitare il cane. Aveva Dovuto. Quattro anni che era solo eppure il pensiero che la sua sorellina lo stesse proteggendo da qualche altro posto gli dava immensa forza, oppure che i suoi lo cullassero nel sonno, un sonno mai concluso. Erano in tanti in quel posto e la cosa più brutta era che dovevi sopravvivere sugli altri. Per forza. Lo aveva scoperto grazie a Joseph, un uomo sulla cinquantina che aveva vissuto con lui per i primi due mesi. Ma la domanda era, perché sopravvivere? La morte non sarebbe stata migliore? Ma eccola lì la risposta. Adrian. Il suo amico per la pelle, l'unico che l'avesse mai capito. Quel buffo tedesco dagli occhi blu oceano. Il tempo non veniva scandito lì, a Mauthausen, ma Dimitri credeva veramente che Adrian ormai avesse trovato la ragazza e chissà, magari pure la passione per la chitarra. Non c'era niente di razionale o vero in quello che credeva, ma gli bastava. Nessuno avrebbe rimpiazzato Adrian neppure nei suoi sogni.Lo stesso valeva per Adrian. Dopo cinque anni che Dimitri non era venuto all'appuntamento lui era ancora lì. All'inizio credeva che non fossero più amici. Poi aveva saputo. Saputo che per le sue origine Dimitri non avrebbe più vissuto con lui, con i tedeschi lì a Berlino. Aveva saputo che quell'orribile stella sul braccio avesse portato via per sempre il suo migliore amico e la cosa brutta non sapeva dove fosse, se lo pensasse, cosa facesse o meglio se fosse sopravvissuto. Domande che ogni giorno gli affollavano la mente. Ma la domanda che sempre lo tormentava. Dimitri gli voleva ancora bene quanto lui gliene voleva ancora? Beh, il suo cuore diceva sì.Un giorno Dimitri stava tornando dai campi e una SS lo fece accodare ad un gruppo diretto alle docce. Si aveva bisogno di lavarsi ma non era ancora l'ora, ma non protestò. Erano le famose docce e l'orribile sensazione di nausea lo pervase. Era martedì. Sapeva. Stava per morire. Era un ragazzo mezzo polacco mezzo ebreo e per questo stava morendo. Appena entrato, non pregò come molti altri intorno a lui, no. Pensava ai volti che lo stavano aspettando. Sonya, mamma, papà e... Adrian. Allora chiuse gli occhi e nello stesso momento in cui i tubi si attivarono, Adrian a migliaia di chilometri iniziò a piangere.

Vidhya Meoni



E con questo vi aspetto giovedì prossimo con "Thursday... of Words."

Per info della rubrica: THURSDAY ... OF WORDS


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