Se ne stava tutto il giorno seduto, immobile in quella poltrona. Tracciava i contorni dei motivi floreali disegnati. Amava le peonie rosse e i girasoli gialli. Su quei fiori ci ritornava anche 10 volte in un'ora. Era una persona isolata, nel suo mondo. Un mondo confuso in cui non poteva che trovare conforto in delle linee geometriche. Certe volte spezzava quel suo mutismo con una parola. Se non lo si conosceva si poteva pensare che non fosse normale. Ma Raphael lo era. Era normale,
aveva due orecchie simili a Dumbo da cui ascoltava i suoni che lo circondavano. Aveva due bellissimi e cristallini occhi azzurri che venivano ipnotizzati da qualsiasi cosa. Raphael amava guardare le cose, ma non si poteva avere la certezza che guardasse esattamente le stesse nostre cose. Magari non vedeva che la rugiada bagnava le rose in giardino, ma ne sentiva il freddo. Forse non vedeva i raggi del sole ma certamente ne sentiva il cuore. Aveva la sua visione del mondo, ma non era uguale alla mia. Raphael non riusciva però a guardare le persone, non posava se non che 5 secondi sul volto di un altro essere umano; come se vedesse dentro, oltre la pelle e i muscoli fino all'anima. Chissà cosa ci vedeva di così terribile da distrarsi. Che fosse un meccanismo di autodifesa, contro il dolore e la cattiveria?
Non lo avrei mai saputo. Raphael era mio fratello.
Vidhya Meoni
- Un piccolo pensiero su come io penso possa essere visto un bimbo affetto da autismo, o meglio cosa può provare una persona vicina. Non ho la presunzione di avere un dottorato in medicina, o psicologia. Io posso solo immaginare le sensazioni.
Nessun commento:
Posta un commento