Irina guardava il pavimento. Giulio stava parlando, anzi no stava urlando. Ma come riusciva a farlo dopo tutto quello che era accaduto si domandava la ragazza. Come se una notte all'ospedale non fosse stato abbastanza, no lui aveva da imprecare ancora, pensò Irina.
C'erano momenti che si chiedeva come potesse passare ancora del tempo con quel bruto, ma ci aveva rinunciato
un attimo dopo che posava gli occhi su Marco. Marco aveva solo quindici anni, era piccolo, doveva essere protetto, accudito, guidato, amato. Ma anche Irina adesso aveva un disperato bisogno di tutto quello che cercava di trasmettere a Marco, in fondo aveva solo 21 anni. I loro genitori erano spariti, anzi no preferiva pensare volatilizzati, perchè l'alternativa la faceva ripugnare. Non andava fiera di essere loro figlia ma almeno aveva Marco. Marco che non la deludeva mai con il suo sorriso genuino, Marco che le faceva capire che stava facendo la cosa giusta. Ma per Irina chi la stava facendo? Non certo quell'uomo che le stava di fronte che si lamentava di tutto. Giulio preferiva rifarsela con gli altri. Anche la sera prima, un pò alticcio aveva guidato la sua Punto per Via della Scala a circa 80 km/h. Era prevedibile che andasse a sbattere, e fortuna volesse che non fosse morto, ma in quel preciso momento era colpa del carrozziere che a sua volta non aveva riguardato i freni, se in quel momento aveva due costole rotte, bacino incrinato e tibia fratturata. A Irina venne mal di testa se si metteva a pensare a tutte le dinamiche della vita di Giulio.
Stava ancora con gli occhi rivolti al pavimento. Stava cercando qualcosa, come se fosse la più preziosa, la più importante in quel momento. Mancavano dei pezzi nella sua anima ed era come se le piastrelle le stessero tenendo tutte per se, nascondendogliele ai suoi occhi.
"Sto parlando con te" disse bruscamente Giulio.
"Sì? Scusa, non ero attenta, dicevi..?" rispose lei, ormai frustrata. Le piastrelle erano delle vere birboni.
"Sei sempre distratta, Irina, non mi piace"
"Scusami Giulio. Ora sono concentrata" Si scusava per ogni cosa, si scusava se entrava in bagno e c'era Marco a lavarsi i denti, si scusava se la signora del tram le urlava in faccia che non aveva rispetto per gli anziani solo perché si era seduta un attimo, si scusava con il professore se sbagliava risposta, si scusava con il cliente, se durante il turno al Cinema staccava un biglietto in più. E per finire si scusava con Giulio per... per tutto, per quella che era.
"Vieni stasera al Punk?" interruppe lui i suoi pensieri.
"No, Marco deve andare a farsi gli analisi"
"Marco, Marco Marco, sempre lui. Ma a me ci pensi mai?"
"Continuamente" mentì lei.
"Non mi pare. Senti Irina, prendiamoci una pausa, non mi va più giù tutta questa situazione. Ci allontaniamo e se ritorni in te ci riproviamo, d'accordo?"
Rimase zitta.
"Allora ciao, quando esci chiudi il cancello"
Rimase ferma.
Aveva capito cosa cercava. Stava cercando se stessa, la ragazza solare e intraprendente ed energica che era, prima che tutte le responsabilità crollassero sulle sue fragili spalle. Cercava se stessa, non la vedeva da tempo.
Aveva avuto ragione su quel punto Giulio, ma non l'avrebbe fatto per lui. Ma per lei e per Marco.
Le piastrelle di quella casa erano state rivelatrici.
Uscì, non chiuse il cancello e andò da Marco per dirgli che quella sera sarebbero andati al Mcdonald's.
Aveva cercato e aveva trovato la risposta.
Vidhya Meoni
Cosa ve ne pare? Avevo in mente questo...
Per
info della rubrica: THURSDAY
... OF WORDS
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