Bene,
quella che leggerete è l'ultima recensione di oggi, sorry.
Sto
parlando de: IL
BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE by John
Boyne.
TITOLO:
IL
BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE, The
boy in the Striped Pyjamas
AUTORE: John
Boyne
SERIE:
SERIE:
GENERE: Narrativa
CASA
EDITRICE: Rizzoli
DATA
USCITA: 2006
PAGINE: 211
PREZZO:
3,99 € kindle // 8,50 € flessibile // € rigida
SINOSSI:
Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini. Età di lettura: da 12 anni.
Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini. Età di lettura: da 12 anni.
INFO AUTORE
RECENSIONI
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Un
pomeriggio, di ritorno da scuola, Bruno sorprese Maria in camera sua.
La loro cameriera – che stava sempre a testa bassa, con gli occhi
incollati al pavimento – tirava fuori dall'armadio tutte le sue
cose. Perfino quelle nascoste sul fondo, che erano di sua esclusiva
proprietà e non dovevano interessare a nessun altro. Le stava
stipando in quattro grandi casse di legno.
«Cosa fai?» le domandò, cercando però di essere educato, perché anche se non era felice di averla scoperta intenta a frugare tra le sue cose, sua madre gli aveva insegnato a trattare Maria con rispetto e a non imitare suo padre, che invece le si rivolgeva così: "Giù le mani dalla mia roba."
«Cosa fai?» le domandò, cercando però di essere educato, perché anche se non era felice di averla scoperta intenta a frugare tra le sue cose, sua madre gli aveva insegnato a trattare Maria con rispetto e a non imitare suo padre, che invece le si rivolgeva così: "Giù le mani dalla mia roba."
Anche
questo libro l'ho letto anni fa, in una mattina grigia d'estate,
atmosfera perfetta.
La
storia narra di un bambino tedesco che trasferitosi da poco in un
posto sconosciuto per questioni di lavoro del padre fa amicizia con
Shmuel, un bambino con indosso un logoro pigiama a righe che vive in
una fattoria.
I
due fanno amicizia.
Bruno
è ignaro che quello sia un campo di concentramento in cui suo padre
comanda le SS, Louis Hess. Lavora appunto ad Auschwitz, e l'ha pure
progettato. Nasconde a tutti il suo vero compito, le morti e
l'abominio.
In
questa storia compaiono anche la sorella Gretel e la madre Elsa.
Il
libro narra l'amicizia e il contorno fino al tragico finale
(tranquilli non spoilero così tanto).
Durante
il film piangevo come un'ossessa.
In
questa storia compaiono nomi e volti fini alla narrazione ma che sono
solo di sfondo.
Posso
solo dirvi che merita, non è autobiografico ma John ha saputo
raccontare con l'innocenza di un bambino un evento più grande di
lui.
BEST SELLER |
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