Tutto
bruciava.
Lui
vedeva ma non poteva muoversi.
Le
fiamme erano divampate in meno di un minuto dal gas adiacente al
bancone.
Colpa
di un proiettile.
Nessuno
per un minuto si era mosso e poi l'inferno.
Non
si poteva certo risalire alle cause; in fondo erano in una tavola
calda sulla Statale. La cucina era una stanza portante dell'intero
edificio, nessuno avrebbe mai sospettato che un uomo in divisa era
entrato con la sua stazza e avrebbe iniziato a sparare. Di certo non
su innocenti cittadini di Pittsburgh. Aveva il volto coperto dal
passamontagna ma tutti lo conoscevano. Non si pronunciava il suo nome
ma la sua reputazione lo precedeva e tutti lo individuavano
facilmente.
Mike
si alzò dalla sua posizione di impasse e gli si avvicinò.
Non
era mai stato così pericoloso, sprigionava energie da tutti i pori.
Le
mani tremavano intorno alla Glock.
Non
ne era convinto.
Cercando
di guardare oltre quello strato di cotone Mike cercò di individuare
lo sguardo, gli occhi e in tacito accordo iniziò a scendere con le
mani lungo le braccia del gigante per arrivare alla pistola.
Poteva
farcela, in fondo aveva poco più di due minuti prima che tutto
precipitasse.
I
clienti e John, il proprietario con la sua brigata erano evacuati.
“Ciao”
gli sussurrò.
Nicholas
sapeva benissimo che quello che stava per compiere sarebbe stato
estremo da spuntare nella lista delle cose folli che avrebbe voluto
fare prima di morire. Un atto di certo che sarebbe stato ricordato.
Tanto lì lo avevano già etichettato come pazzo senza controllo e
pericoloso. Ma cavolo, non era mica Jack Lo Squartatore! Ma la realtà
veniva sempre distorta e lui era il mostro. Bene, che lo fosse fino
in fondo.
Quando
entrò al Nike's Pub, lo vide seduto che meditava. Bene avrebbe reso
le cose un po' movimentate. Stringeva la sua Glock con più forza,
come fosse uno scudo. Punto al gasa, due proiettili e il piano prese
fuoco. Meglio che dei film! Un istante e poi le urla iniziarono e
vide le facce stravolte dei clienti. Cercò di individuare lo sguardo
di Mike e capì che quella volta aveva esagerato. Avrebbero chiamato
la polizia e lo Sceriffo McKill non lo avrebbe rilasciato se non
prima di un anno. Erano tutti spariti, il locale stava perdendo fuoco
e Mike non faceva altro che avanzare.
Gli
si avvicinò e accostò il corpo caldo vicino al suo, lo prese a
massaggiare per trasmettergli sicurezza e stabilità e sentì la sua
pistola lasciare le sue mani.
“Ciao”
gli sussurrò dolce Mike.
“Ciao”
gli sorrise lui, ma non poteva vederlo. Aveva il passamontagna.
“Non
è un po' troppo estremo questo?”
“Sì,
ci sta. Ma non volevo che accadesse questo caos” cercò di
scusarsi.
“Tesoro,
la strada per l'Inferno è lastricata di buone intenzioni.”
“Mi stai dando di dannato?”
“Mi stai dando di dannato?”
“Beh,
dopo rapina in banca, attentato al supermarket e ostaggi ai grandi
magazzini incendio al locale proprio non ci voleva. Sarò un buon
avvocato che cerca sempre di pararti il culo ma è difficile salvare
il demonio” gli confessò Mike.
“Se
io sono il demonio tu non puoi che essere come me” e interruppe la
protesta con un bacio lento e passionale, come le fiamme che stavano
distruggendo il Pub. Non si allontanarono nemmeno quando i federali
arrivarono e Mike lo seguì in centrale, come ogni mese da tre anni a
questa parte. Non poteva certo lasciarlo, lo amava e come aveva detto
lui erano due demoni: 'L'Inferno è vuoto, tutti i diavoli sono
qui 'come citava Shakespeare.
Vidhya Meoni
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