Eccomi
pronta per recensirvi un altro libro, adesso punto su qualcosa di più
profondo:
SE QUESTO E' UN UOMO di
Primo
Levi.
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TITOLO: SE QUESTO E' UN UOMO, If This is a Man
AUTORE: Primo
Levi
SERIE:
SERIE:
GENERE: Narrativa,
Autobiografico, Seconda Guerra Mondiale
CASA
EDITRICE: Einaudi
DATA
USCITA: 1947 – 14 Giugno 2015
PAGINE: 209
PREZZO:
€ kindle // 5,88 € flessibile // € rigida
SINOSSI:
Primo
Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo"
nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da
allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto
il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro
della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di
massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario
di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi
fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero
dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima
ancora della sua soppressione nello sterminio.
INFO AUTORE
Primo
Levi
Primo
Michele Levi, nato a Torino il 31 luglio 1919 e morto lì il 11
aprile del 1987. Fu un partigiano antifascista della Seconda Guerra
Mondiale, venne deportato al lager nazista di Auschwitz in quanto
ebreo, dove scrisse una delle sue più celebri opere: Se questo è
un uomo. Racconta qui le sue terribili esperienze e per questo è
ritenuto un classico a livello mondiale.
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Non
avrei mai creduto che sarei arrivata a recensire uno dei libri più
profondi e intensi che io abbia mai letto.
Lo
tengo come le cose sante, ma dopo la prima volta non l'ho ripreso in
mano.
La
lettura risale all'estate tra la prima media e la seconda media,
quindi 2010.
Voi
che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando
a sera il cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo,
che lavora nel fango, che non conosce pace, che lotta per mezzo pane,
che muore per un sì o per un no [...] ditemi se questo è un uomo.
Ricordo
ancora come fosse difficile andare avanti, come leggere una pagina di
più, avevo davanti le onde del mare cristallino ma non ero immersa
nel lager nazista insieme a lui, che mi raccontava di come fossero
normali le morti ogni giorno.
Ero
al sicuro ma non mi sentivo al sicuro.
Strano
no?!?!?
Mi
ricorderò sempre il realismo con cui uno si immerge nella
narrazione, un diario della morte si potrebbe dire.
E
ancora adesso a 70 anni della liberazione di quel mondo non si può
che essere tristi, perchè il mondo non è cambiato, hanno abolito i
forni crematori, hanno chiuso i lager ma gli abomini ci sono ancora e
non cesseranno, perchè l'uomo è così.
L'uomo
ha la ragione che lo contraddistingue.
Io
penserei a questo punto: TOGLIETECI LA CAPACITA' DI INTENDERE E
VOLERE, LA CAPACITA' DI DECIDERE, tanto siamo solo bravi a
distruggere.
Il
verbo To Destroy annulla la dignità umana. Annulla tutto.
Sono
stata a Dachau, Ebensee, Gusen e Mathausen e non so, non lo dico
perché sono macabra, ma la storia di quegli anni mi prende, e in
quei luoghi non ho esultato, festeggiato o sorriso mai una volta. In
quei posti senti ancora le grida, i volti spenti e i corpi bruciati.
Senti le loro sofferenze, i loro dolori e le loro paure. Ma senti
anche tanta tanta speranza, e seppur vana la senti e capisci che sei
una testa di cazzo se le tue speranze si basano su cose materiali.
Lì
sentivi la speranza della libertà, dell'amore e della vittoria.
Avevano ancora fiducia. E noi ce l'abbiamo?
A
distanza di due settimane dagli attentati di Parigi, io ce l'ho.
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