lunedì 12 ottobre 2015

Waiting

Era in fila da più di mezz'ora. Il Capitano Levdrosk lo avrebbe spellato vivo se si fosse presentato in ritardo in centrale. La città era sommersa di neve ed era difficile fare zig zag tra la folla infreddolita e affamata. La sua medaglietta lo portava a ricevere una razione più sostanziosa di pane nero, ma doveva fare in modo che i suoi 90 kg per un metro e novanta potessero sostenere senza sforzi le rigide temperature polari di Mosca in pieno dicembre e i lavori più duri. Mentre svoltava a destra lo vide.
Era rannicchiato su un corpo senza vita. Si avvicinò e aspettò di vedere l'ennesima vittima di una guerra brutale e insensibile. Il bambino indossava abiti smessi tutti sbrandellati e stava chino a guardare un corpo senza vita.
"Che fai figliolo?" chiese dolcemente.
"Mia mamma dorme. Aspetto che si svegli, dobbiamo tornare in casa"
"Perché non vieni con me? Ti accompagno e magari poi torniamo". Odiava mentire, in particolare ad un bimbo, ma non poteva permettere che morisse come la madre. Lo avrebbe salvato e se necessario protetto. Lo portò in caserma e gli fece mangiare un pasto decente e lo mise a letto.
Due settimane dopo mentre la bufera devastava Mosca, il bambino sedeva su uno sgabello e aspettava. Aspettava che tutto quello finisse per poter andare  a raccontare a sua madre del benefattore che gli aveva fatto assaggiare prosciutto in scatola. Aspettava ancora.
Vidhya Meoni


Ispirato al libro "The Bronze Horsman" di Paullina Simons, il mio libro preferito in assoluto. 

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