Vanno
verso le Terme di Caracalla
giovani amici, a cavalcioni
di Rumi
o Ducati, con maschile
pudore e maschile impudicizia,
nelle
pieghe calde dei calzoni
nascondendo indifferenti, o scoprendo,
il
segreto delle loro erezioni...
Con la testa ondulata, il
giovanile
la notte, in un
carosello
sconclusionato, invadono la notte,
splendidi padroni
della notte...
Va verso le Terme di Caracalla,
eretto il
busto, come sulle natie
chine appenniniche, fra tratturi
che
sanno di bestia secolare e pie
ceneri di berberi paesi - già
impuro
sotto il gaglioffo basco impolverato,
e le mani in
saccoccia - il pastore migrato
undicenne, e ora qui, malandrino e
giulivo
nel romano riso, caldo ancora
di salvia rossa, di fico
e d'ulivo...
Va verso le Terme di Caracalla,
il vecchio
padre di famiglia, disoccupato,
che il feroce Frascati ha
ridotto
a una bestia cretina, a un beato,
con nello chassì i
ferrivecchi
del suo corpo scassato, a pezzi,
rantolanti: i
panni, un sacco,
che contiene una schiena un po' gobba,
due
cosce certo piene di croste,
i calzonacci che gli svolazzano
sotto
le saccocce della giacca pese
di lordi cartocci. La
faccia
ride: sotto le ganasce, gli ossi
masticano parole,
scrocchiando:
parla da solo, poi si ferma,
e arrotola il
vecchio mozzicone,
carcassa dove tutta la giovinezza,
resta, in
fiore, come un focaraccio
dentro una còfana o un catino:
non
muore chi non è mai nato.
Vanno
verso le Terme di Caracalla
Pier Paolo Pasolini, La religione del mio tempo, 1961
Credo che Pier Paolo Pasolini abbia dato voce ai suoi pensieri nella forma più semplice che possa esistere e per questo merita un riconoscimento. Non tutti sono in grado di provare certe emozioni mentre si scrive qualcosa che sai potrà leggerlo chiunque, chiunque ti può entrare dentro.
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